La Spalla congelata (capsulite adesiva), cos’è e come si tratta.
La spalla congelata, o capsulite adesiva, è caratterizzata da un iniziale dolore alla spalla con una progressiva perdita della libertà di movimento sia attiva che passiva dell’articolazione gleno-omerale.
Eziologia:
la pato-eziologia della spalla congelata è ancora poco chiara ma è influenzata da fattori genetici e ambientali.
Tramite osservazioni artroscopiche si osserva una inziale infiammazione della capsula, seguita da rigidità e aderenza della capsula che porta ad una fibrosi del rivestimento sinoviale con seguente perdita del movimento.
Può essere di vari tipi:
- primaria: cioè senza apparente causa
- secondaria: causata ad esempio in seguito ad un intervento chirurgico (per l’immobilità o l’alterato controllo motorio della spalla). Altri fattori secondari possono essere dovuti a patologie come il diabete o altre disfunzioni metaboliche, fratture dell’omero, malattie neurologiche come il Parkinson o fattori intrinseci della spalla come patologie a livello dei tendini della cuffia dei rotatori.
Epidemiologia:
La spalla congelata è maggiormente diffusa nelle donne, circa il 70% dei pazienti con questa patologia è donna. L’età in cui si manifesta con piu frequenza è tra i 35 e i 65.
Nei pazienti diabetici si presenta con un tasso di incidenza del 20%.
Si può manifestare in entrambe le spalle nel 14% dei casi.
Patologia:
Il processo patologico colpisce la capsula articolare, il recesso ascellare e il legamento coraco-omerale.
Evidenze suggeriscono che l’infiammazione della sinovia iniziale è seguita da una progressiva fibrosi della capsula articolare con successiva contrazione muscolare che riduce ulteriormente la libertà di movimento della spalla.
Come si presenta inizialmente?
Di solito il paziente riferisce un esordio insidioso con un progressivo aumento del dolore accompagnato da una graduale perdita del movimento sia attivo che passivo.
Uno dei principali movimenti limitati con cui il paziente si presenta in studio è la rotazione esterna, con difficoltà nei movimenti come lavarsi la testa, vestirsi, svolgere attività con movimenti della spalla sopra la testa. È una malattia molto limitante nelle attività quotidiane.
Anche se alcuni studi affermano che la spalla congelata abbia un decorso chiaro in cui la risoluzione dei sintomi avvenga in circa da 6 mesi a molti anni, in alcuni pazienti potrebbe non regredire del tutto.
In letteratura si riportano 3 fasi di evoluzione:
- fase acuta: insorgenza del dolore graduale a riposo e dolore acuto nei gradi estremi dei movimenti. Dolore notturno con disturbo del sonno. Questa fase dura dai 2 ai 9 mesi.
- fase di congelamento/irrigidimento: il dolore diminuisce ma aumenta la perdita di movimento dell’articolazione gleno-omerale. Il dolore si manifesta solo nei gradi estremi del movimento. Questa fase si manifesta intono al 4° mese e durare fino a 12 mesi.
- fase di risoluzione/scongelamento: miglioramento progressivo del range di movimento che può durare fino a due anni. Nel 40% dei casi questa fase può durare oltre i 3 anni.
Trattamenti efficaci possono ridurre la durata dei sintomi e migliorare la mobilità della spalla.
Cosa si fa in studio?
In clinica il fisioterapista andrà ad ascoltare la storia del paziente passata ed attuale e andrà a valutare la spalla con dei movimenti e dei test specifici. Anche la cervicale potrà essere valutata dato che il paziente potrà avere attuato dei movimenti compensatori causati dal dolore alla spalla.
Verrà osservata anche la postura della colonna dorsale e i movimenti della scapola.
Verranno valutati anche i muscoli della spalla e della cervicale, controllando lo stato di rigidità e di contrazione muscolare.
Trattamento:
Per il trattamento della spalla congelata è fondamentale l’autoefficacia del paziente, quindi in primis si andrà a lavorare sull’educazione del paziente spiegando le tempistiche di questa patologia e si cercherà di mantenere alto l’umore del paziente.
Importante spiegare che, sebbene il range articolare non sempre recupererà al 100%, la condizione tendenzialmente andrà a migliorare nel tempo.
Verrà creato un programma di esercizi semplice da fare a casa che allevierà i sintomi.
Nella fase iniziale si attueranno mobilizzazioni caute e indolori della spalla.
Le mobilizzazioni sono delle tecniche di terapia manuale che hanno lo scopo di rompere le aderenze, riallineare il collagene o aumentare lo scorrimento delle fibre della capsula. Queste tecniche hanno anche lo scopo di aumentare la mobilità articolare inducendo cambiamenti nella formazione del liquido sinoviale. Le tecniche di mobilizzazione di alto grado si sono dimostrate utili per migliorare il range di movimento nei pazienti con spalla congelata per almeno tre mesi.
Insieme alle mobilizzazioni verranno effettuati dei trattamenti miofasciali sulla muscolatura, ed esercizi mirati sopratutto alla riduzione del dolore. In questa fase è utile l’uso della TENS per ridurre i sintomi.
Possono essere usati anche degli impacchi caldi prima di fare movimenti di stretching, in modo tale da ridurre il dolore e aumentare momentaneamente l’elasticità tessutale.
Nella seconda fase si continuerà con la mobilizzazione della spalla e con la manipolazione della fascia muscolare. Si introdurranno esercizi un po’ più intensi, per rinforzare maggiormente la muscolatura, facendo attenzione a non aumentare il dolore del paziente.
Utile anche eseguire col fisioterapista delle mobilizzazioni con movimento per andare ad recuperare maggiormente il range articolare ed allungare le strutture periarticolari.
Nell’ultima fase si proseguirà con la progressione degli esercizi. Durante questa fase la fisioterapia è fondamentale dato che il paziente, non essendo più in fase acuta, riuscirà ad eseguire con più facilità gli esercizi e sarà anche più stimolato a farli. Si potrà quindi aumentare l’intensità e il tempo impiegato per eseguirli.
Studi hanno evidenziato che gli interventi di fisioterapia abbinati agli esercizi a casa portano a un significativo miglioramento dell’ansia, che è fortemente correlata ai sintomi.
Infiltrazioni:
Nel caso di dolore molto intenso, soprattutto nelle prime fasi della capsulite, si può ricorrere alle infiltrazioni. L’uso di iniezioni di corticosteroidi da parte di un medico specializzato, si sono dimostrate efficaci nel ridurre il dolore a breve termine. La riduzione del dolore permette una più facile esecuzione degli esercizi da parte del paziente e delle mobilizzazioni da parte del fisioterapista. L’esecuzione solo dell’infiltrazione invece si è dimostrata meno efficace rispetto all’aggiunta anche di esercizi.
Sono meno utili invece nelle fasi avanzate.
Conclusione:
Sebbene non esista un trattamento definitivo per la spalla congelata la letteratura suggerisce che gli interventi dovrebbero essere adattati allo stadio della malattia.
Durante la fase di congelamento acuta/dolorosa, il trattamento deve essere orientato al sollievo dal dolore. Gli antiinfiammatori, l’iniezione di corticosteroidi, lo stretching, il rinforzo muscolare ed esercizi per aumentare il range di movimento, così come le mobilizzazioni articolari fatte dal fisioterapista sono suggeriti per migliorare la funzione e ridurre il dolore e la disabilità.
Man mano che il paziente progredisce verso le altre fasi, l’intervento dovrebbe concentrarsi su allungamenti più intensi a fine corsa combinati con mobilizzazioni articolari più energiche.
A sei mesi, se la disabilità funzionale dovesse persistere nonostante il trattamento conservativo, possono essere indicate le mobilizzazioni sotto anestesia o il rilascio capsulare artroscopico.
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